Domina il ricatto: “o continui a farmi operare oppure chiudo la fabbrica”.

A causa di questa minaccia i dati non escono dalla fabbrica; gli enti preposti ai controlli non controllano (“…in tutti questi anni non ho mai visto un ispettore del lavoro…”, dichiara Salvatore Giudice al processo sul Petrolchimico); il sindacato non denuncia, la stampa tace, lo Stato avalla… Ma non sono solo gli operai a rischiare; quando una fuga di gas si espande rischia  anche la popolazione.

Viene accordato di bruciare il cvm da una unica alta ciminiera; il particolato di cvm, avendo peso specifico maggiore dell’aria (2,2), ricade dentro e fuori la fabbrica con danno a tutta la popolazione.

I rifiuti tossici (fanghi) dapprima vengono scaricati in laguna (vedi le famose “terre bianche” a S.Giuliano; terre bianche perchè a distanza di 40 anni non cresce neppure la gramigna); successivamente per decreti e imposizioni, questi vengono dapprima scaricati davanti al Lido, poi nell’altro Adriatico e poi in paesi come Germania Est, Romania, Libano e paesi del Terzo Mondo.

Dall’Università di Padova escono dati significativi: nel territorio veneziano si concentra la percentuale più alta (14%) di bambini con problemi d’asma (il doppio della media nazionale); il 90% dei bambini del Quartiere San Giuseppe di Mestre accusa sintomi da inquinamento;

La Magistratura ha tentato raramente di procedere contro i responsabili; dieci magistrati, il 30 gennaio 1973 documentano l’illegalità che esiste al Petrolchimico e che produce l’inquinamento.

Il 23 novembre 1973, un aereo militare ad elicaArgo 16, decollato da Tessera, tocca con l’ala una torre e si abbatte su una parte innocua della fabbrica, sfiorando un silos con 25 tonnellate di fosgene; se fosse esploso, il danno causato sarebbe stato incalcolabile.

Il 5 maggio 1976, il terremoto del Friuli Venezia-Giulia, manda in tilt numerosi apparati della Fabbrica (…ricordo quella sera, pochi secondi prima della scossa, un forte boato ed una luce molto forte proveniente da Marghera; successivamente seppi che entrando in funzione i sistemi di sicurezza, vennero bruciati tutti i materiali posti nelle condutture).

Il 7 ottobre 1977 vi è uno sciopero di protesta per i tagli di 6mila lavoratori nel settore fibre alla Montedison.

Il 23 gennaio 1978, una manifestazione blocca la ferrovia di Mestre.

Tra la popolazione prendono forma alcuni metodi di contestazione: l’autoriduzione (pagamento in forma minore delle bollette di Enel e Sip), lo sciopero della spesa per cercare di abbassare i prezzi dei generi di prima necessità e l’occupazione di case sfitte.

Nel ’78, il quotidiano Lotta continua pubblica al suo interno un inserto su  “Smog e dintorni”.

Luciano Lama, al convegno all’Eur intravede la crisi nel settore e suggerisce sacrifici agli operai per far fronte comune ed evitare i licenziamenti.

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